Formare i docenti è problema prioritario

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  1. Maestra Sabry
     
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    http://www.gazzettadelsud.it/index.asp?Pag...&ART=003&PAG=16

    Formare i docenti è problema prioritario
    Francesco Bonardelli


    Non è problema soltanto italiano, quello della formazione dei docenti: il decalogo approvato dalla Commissione europea e proposto ai 27 stati membri evidenzia – letteralmente – una «evoluzione preoccupante» dell'insegnamento; ovvero, una sorta di adeguamento disordinato e improvvisato alle nuove esigenze della società, soprattutto per ciò che concerne il problematico rapporto tra i saperi e le acquisizioni tecnologiche o informatiche essenziali per la loro applicazione. E il sogno di una formazione ad alto livello per una «forza lavoro» qualificata e quindi maggiormente produttiva s'infrange sulle palesi carenze nella preparazione complessiva degli insegnanti, e sulle evidenti difficoltà di attuazione dei piani organici di aggiornamento. La problematica ricerca di un perfezionamento professionale in corso di carriera, che risulta invece produttiva e obbligatoria in undici nazioni della nuova Europa; con l'assenza, sorprendente ma non troppo, della nostra e di altre presunte realtà da massima serie. Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Germania, Lituania, Lettonia, Malta, Romania, Regno Unito e Ungheria vengono indicate come realtà esemplari, da imitare e seguire per rendere operativa, nel più breve tempo possibile, l'obbligatorietà della formazione in servizio: al fine precipuo di assicurare a tutti i docenti il possesso «delle conoscenze, delle competenze e degli strumenti necessari per svolgere il proprio lavoro in modo efficace».
    E se altrove le questioni di più complessa risoluzione riguardano soprattutto l'aspetto organizzativo, da noi il discorso scivola immediatamente sul piano delle risorse disponibili; sempre più limitate, perché a conti fatti eguali a se stesse in àmbiti operativi invece caratterizzati dalle necessità sempre maggiori di congrui investimenti. Mancano infatti le strutture e le attrezzature logistiche per l'aggiornamento, e sempre più spesso rimangono legate a singole, autonome iniziative le tematiche scelte per lezioni frontali ed esercitazioni di laboratorio faticosamente avviate e ancora più faticosamente portate a termine.
    Mentre rimane anche qui preoccupante la costante demotivazione della categoria con troppi docenti poco disposti a utilizzare il proprio tempo libero per migliorarsi, e migliorare così la qualità del loro insegnamento. In un vecchio contratto di lavoro, s'inventò anni addietro l'obbligatorietà di una produttiva frequenza ai corsi, come condizione per un minimo aumento di stipendio: e fu tutto un pullulare di iniziative e di adesioni, durate però lo spazio d'un mattino; perché la clausola venne quasi subito ripresa e abolita, senza peraltro essere mai più sostituita da più congrue indicazioni.


    (venerdì 10 agosto 2007)
     
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