PENSIAMOCI

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  1. kucy
     
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    PERCHÈ IO SONO MARCO
    UN RAGAZZO "SPECIALE"

    Ho il mio posto, io.
    Ho il mio banco, io.
    Ho una classe speciale, un maestro speciale in una scuola speciale.
    Sono speciale io.
    Sono speciale così come quelli della mia stessa classe.
    Non m'importa come siano gli altri.
    Essi sono, semplicemente.
    Tutti nel nostro mondo, circondato dai nostri occhi e dai nostri sensi. In volo con ciò che ci attira o che ci fa star bene, a seguire melodie o rapporti matematici, a vedere forme laddove altri vedono materia.
    Il nostro mondo non ci è estraneo, siamo parti di esso.
    Siamo intuizione senza comunicazione.
    Siamo diversi, dicono.
    Diversi.
    Io il concetto di diversità l'ho capito dallo sguardo di mio padre quando da piccolo ero una categoria a parte di figlio.
    Adelaide era la bambina che piaceva a tutti, cantava e ballava.
    Giulio era lo scavezzacollo, quello che non stava un attimo fermo.
    E poi c'ero io.
    " Ah quello è Marco ma non capisce, Dio ce l'ha dato così".
    Il "non capisce" fu la mia dannazione.
    A vita.
    Adelaide ora sta tutto il giorno al cellulare, estranea alla vita almeno quanto lo sono io, e se non è al telefono ha la musica nelle orecchie.
    Non ho mai compreso se lei e nostra madre hanno mai parlato la stessa lingua.
    Mia madre le grida spesso "Tu non mi capisci".
    Giulio ha le sue manie. S'imbottisce di una polverina, e nelle feste piu tranquille lui e i suoi amici si scolano una cassa di bottiglie di vino.
    Alla fine non si regge in piedi e vomita una vita che non gli piace.
    Il suo vomito mi scivola addosso.
    Anche se io non alzo lo sguardo.
    Perchè io sono Marco, quello diverso.
    Marco che non capisce, perchè Dio mi ha fatto cosi.

    http://pensierispiegazzati.splinder.com

     
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  2. kucy
     
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    https://www.youtube.com/watch?v=spQJ4SJ11bE&feature=related
     
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  3. kucy
     
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    LA SCUOLA DI LORENZO

    https://www.youtube.com/watch?v=NUuBpVzBRPs&feature=related
     
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  4. kucy
     
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    image https://www.youtube.com/watch?v=kNkT_lY-ta0


     
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  5. kucy
     
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    Questo probabilmente dovrebbe essere appeso al tuo specchio in modo che tu lo possa leggere ogni giorno. Puoi non crederci ma è vero al 100%
    1. Al mondo ci sono almeno due persone che morirebbero per te
    2. Almeno 15 persone ti vogliono bene in una qualche maniera
    3. L'unica ragione per cui qualcuno potrebbe odiarti è proprio perchè vorrebbe essere come te
    4. Il tuo sorriso può portare gioia a chiunque, anche a qualcuno a cui non sei caro
    5. Ogni notte qualcuno pensa a te prima di addormentarsi
    6. Per qualcuno tu significhi tutto
    7. Tu sei speciale e unico
    8. Qualcuno di cui neanche conosci l'esistenza ti ama e ti ammira
    9. Anche quando fai l'errore più madornale ne deriva qualcosa di bello
    10. Quando pensi che ormai tutto il mondo ti abbia voltato le spalle, guarda di nuovo
    11. Ricordati sempre i complimenti che ti sono stati fatti. Dimentica le offese

    I buoni amici sono come stelle, non li vedi sempre ma sai che sono sempre al tuo fianco.


    DA http://www.nardonardo.it/riflessioni.html
     
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  6. kucy
     
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    :153oh.gif:

    Mentre navigavo per cercare materiale ho scoperto casualmente che fra le novità del Festival della canzone italiana di Sanremo, quest'anno, Paolo Bonolis ha chiesto a quattro grandi della letteratura italiana di scrivere una lettera al 59° festival.
    I quattro prescelti erano: Paolo Giordano, Niccolò Ammaniti, Michele Serra e Dacia Maraini
    Mi ha colpito la lettera di Serra che riporto:


    LETTERA DI MICHELE SERRA AL FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA DI SANREMO 2009

    Caro Festival, tu che hai la fortuna di non essere snob, tu che hai il privilegio di non essere chic, tu che hai il vantaggio... oh quanto vantaggioso di non essere moralista. Tu che beato te, non hai la puzza sotto il naso, e dire che hai un naso gigantesco, tu che sei la televisione, non so se mi spiego e anzi per spiegarmi meglio faccio presente la suggestiva scenografia, la festosa occasione, lo spettabile pubblico e insomma questo familiare rettangolo che incornicia il qui presente con tanto di abito di circostanza e trucco acconcio.
    Non so se ti rendi conto, caro Festival, del potere smisurato che hai, il potere quello vero eh, mica le parole intellettuali dei politici, mica la micraniosa disputa su quattro soldi da spartire, il potere di entrare nella testa e nella pancia della gente, tutte le sere, tutti i giorni a tutte le ore, il potere di scegliere se in questo preciso momento e una ora fa e tra un'ora e ieri e domani il popolo dovrà mangiare merda oppure cioccolata.
    Nessun pregiudizio contro la merda per carità, la merda è natura, concima, stimola, parla di noi solo che non conosco nessuno, ma proprio nessuno che dovendo scegliere non preferisca la cioccolata: A sentire quel che si dice in giro la cioccolata è solo roba per gli eletti, intellettuali, gli snob, la cioccolata è di nicchia è per pochi è troppo raffinata per il popolo, ma guarda che non è mica vero caro festival. dovendo e potendo scegliere lo snob e il burino, lo chic e la smandrappata il patrizio e il plebeo, allungano tutti spontaneamente la mano verso la cioccolata.
    Sarà una forma di conformismo, sarà mancanza di fantasia sarà la società di massa, sarà la globalizzazione o sarà più banalmente che è più buona la cioccolata.
    E dunque caro festival tu che sei bene introdotto, tu che frequenti i capi, potresti dire per cortesia a quei signori quelli che fanno i palinsesti, quelli che decidono i programmi quelli che dentro questo rettangolo ci mettono la faccia e in qualche caso anche il sedere, potresti dire a lor signori che il popolo ha gusti banali, tendenze elementari e dunque poveretto preferisce la cioccolata.
    E potresti spiegargli bene a quei signori che tutta la merda che la televisione riversa nelle case della gente semplice non solo non è popolare, ma avvelena il popolo. Potresti dire ai capoccioni della TV che i veri snob, i veri radical chic i veri odiatori del popolo sono i venditori di merda?
    Sono quelli che parlano solo di share e odiens, mai di bellezza, di giustizia, di ragione e, scusa la parolaccia che pronuncio a bassa voce, non senza essermi cautelato con i miei avvocati, di cultura, Cul-tu-ra.
    Magari è tutta gente che legge Kafka e ascolta Maler, poi per pura stravaganza, per sfizio intellettuale, per il vizio assurdo di andare controcorrente la cioccolata la tiene per se e al povero popolo rifila... tonellate di merda. Si
    Mettici una buona parola, Festival tu che puoi, fagli capire che la democrazia vera è... cioccolata per tutti e scusami se ho detto sette volte la parola merda, ho un alibi.
    Sono in televisione.

    Michele Serra
     
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  7. kucy
     
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    DISCORSO PRONUNZIATO DA PIERO CALAMANDREI AL III CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE A DIFESA DELLA SCUOLA NAZIONALE IL GIORNO 11 FEBBRAIO 1950

    'Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.
    Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A 'quelle' scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto, per rovinare le scuole di stato.
    Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
    Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico'.

    (Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950).
     
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  8. kucy
     
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    Quando i migranti eravamo noi e per gli altri "puzzavamo"

    “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
    Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.


    Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

    Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

    (Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912)


    …e continuava…


    “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.

    Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
     
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52 replies since 26/3/2008, 12:19   4264 views
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