PENSIAMOCI

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  1. kucy
     
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    ;) LA PIANTA DELLA PAZIENZA

    Un uomo duramente provato dalla vita, il quale aveva saputo mantenere sempre integra la sua serenità e il suo coraggio, sentendo avvicinarsi la fine chiamò intorno a sé i figlioli, le nuore, i nipoti e i pronipoti e disse loro: "Voglio svelarvi un segreto. Venite con me nel frutteto".
    Tutti lo seguirono con curiosità e tenerezza, poiché sapevano quanto il vecchio amasse le piante. Con le poche forze rimaste e rifiutando ogni aiuto, l'uomo cominciò a zappare in un punto preciso, al centro del verziere.
    Apparve un piccolo scrigno.
    Il vecchio lo aprì e disse: "Ecco la pianta più preziosa di tutte, quella che ha dato cibo alla mia vita e di cui tutti voi avete beneficiato".
    Ma lo scrigno era vuoto e la pianticella che l'uomo teneva religiosamente fra le dita era una sua fantasia.
    Nonostante tutto nessuno sorrise.
    "Prima di morire", proseguì l'uomo, "voglio dare ad ognuno di voi uno dei suoi inestimabili semi".
    Le mani di tutti si aprirono e finsero di accogliere il dono.
    "E' una pianta che va coltivata con cura, altrimenti s'intristisce e chi la possiede ne è come intossicato e perde vigore.
    Affinché le sue radici divengano profonde, bisogna sorriderle; solo col sorriso le sue foglie diventano larghe e fanno ombra a molti.
    Infine, i suoi rami vanno tenuti sollevati da terra; solo con l'aiuto di molto cielo diventano agili e lievi a tal punto da non farsi nemmeno notare".
    Il vecchio tacque.
    Passò molto tempo ma nessuno si mosse.
    Il sole stava per tramontare, quando il figlio maggiore rispose per tutti loro:
    "Grazie, padre, del tuo bellissimo dono; ma forse non abbiamo capito bene di che pianta si tratti".
    "Sì che lo avete capito.
    Mentre mi ascoltavate e mi stavate intorno, ognuno di voi ha già dato vita al piccolo seme che vi ho consegnato.
    È la Pianta della Pazienza".
     
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  2. kucy
     
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    COME DARE AI BAMBINI UN PUNTO DI PARTENZA VANTAGGIOSO A LIVELLO EMOTIVO (anche se... la tua infanzia ha lasciato molto a desiderare!)
    di Marion Riekerk
    File Allegato

     
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  3. kucy
     
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    image Dove andremo a finire? image

    http://it.youtube.com/watch?v=QVFKl3Gjymc

    http://it.youtube.com/watch?v=vdXmlZtSe1o

    http://it.youtube.com/watch?v=DxpXi0hukV8



    Sarebbe molto utile, secondo me, insegnare ai bambini e ai ragazzi a guardare la tv e a criticarla. Un libro che potrebbe essere utile è TEEN TELEVISION. Gli adolescenti davanti e dentro la tv, Alberto Pellai, Franco Angeli.


    :1218560007.gif:
     
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  4. kucy
     
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    image I BUONI MOTIVI PER ESSERE UN BAMBINO

    https://digilander.libero.it/acqua67/motivi%20bambini.htm

     
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  5. annalauraCH
     
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    Brava Kucy!!! :clapping.gif: :clapping.gif: :clapping.gif:
     
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  6. kucy
     
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    File Allegato
    Dialogo.pdf
    (Number of downloads: 87)

     
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  7. kucy
     
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    image
    File Allegato
    La_patente_dell_animatore_p.p..ppt
    (Number of downloads: 57)

     
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  8. kucy
     
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    :clapping.gif: Dieci anni fa, l’11 gennaio del 1999, è scomparso uno dei più grandi cantautori italiani, il grande Fabrizio De André.

    http://it.youtube.com/watch?v=zhJD8fS_xRs


    Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l'esuberanza creativa. (dal programma televisivo La storia siamo noi – Fabrizio De André)

    L'emarginazione deriva anche da comportamenti acquisiti da culture antichissime. Gli zingari girano il mondo da più di duemila anni, se vogliamo credere a Erodoto. Questi Rom, questo popolo libero è affetto da dromomania, cioè desiderio continuo di spostarsi. Non credo abbiano mai fatto del male a qualcuno, malgrado le strane dicerie; è vero che rubano – d'altra parte non possono rinunciare a quell'impulso primario presente nel DNA di ciascun essere umano: quello al saccheggio, di cui abbiamo avuto notizie in queste ultime amministrazioni – però non ho mai sentito dire che abbiano rubato tramite banca. Inoltre non ho mai visto una donna Rom battere un marciapiede. Girano senza portare armi; quindi se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello Rom sarebbe il più indicato. (presentazione del brano Khorakhanè durante un concerto al Teatro Valli di Reggio Emilia il 6 dicembre 1997)


    Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. Come si può essere ottimisti? (da un'intervista a "Senzapatria", 14 agosto 1991)
     
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  9. kucy
     
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    Girotondo
    Fabrizio De André
    F. De André

    (1968)


    http://it.youtube.com/watch?v=XyPDCkNNKao


    Se verrà la guerra, Marcondiro'ndero
    se verrà la guerra, Marcondiro'ndà
    sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
    sul mare e sulla terra chi ci salverà?

    Ci salverà il soldato che non la vorrà
    ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà.

    La guerra è già scoppiata, Marcondiro'ndero
    la guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà.

    Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndera
    ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà.

    Buon Dio è già scappato, dove non si sa
    buon Dio se n'è andato, chissà quando ritornerà.

    L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera
    l'aeroplano vola, Marcondiro'ndà.

    Se getterà la bomba, Marcondiro'ndero
    se getterà la bomba chi ci salverà?

    Ci salva l'aviatore che non lo farà
    ci salva l'aviatore che la bomba non getterà.

    La bomba è già caduta, Marcondiro'ndero
    la bomba è già caduta, chi la prenderà?

    La prenderanno tutti, Marcondiro'ndera
    sian belli o siano brutti, Marcondiro'ndà

    Siam grandi o siam piccini li distruggerà
    sian furbi o siano cretini li fulminerà.

    Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndera
    ci sono troppe buche, chi le riempirà?

    Non potremo più giocare al Marcondiro'ndera
    non potremo più giocare al Marcondiro'ndà.

    E voi a divertirvi andate un po' più in là
    andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà.

    La guerra è dappertutto, Marcondiro'ndera
    la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?

    Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori
    i boschi e le stagioni con i mille colori.

    Di gente, bestie e fiori no, non ce n'è più
    viventi siam rimasti noi e nulla più.

    La terra è tutta nostra, Marcondiro'ndera
    ne faremo una gran giostra, Marcondiro'ndà.

    Abbiam tutta la terra Marcondiro'ndera
    giocheremo a far la guerra, Marcondiro'ndà...

    Dall'album: Tutti morimmo a stento (1968)
     
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  10. kucy
     
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    http://it.youtube.com/watch?v=dDqVbgUGImk
     
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  11. kucy
     
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    segni in musica

    http://it.youtube.com/watch?v=lnj68CXRy7M


    NEL POST DEDICATO ALLA DISABILITÀ IN “SORDI E LIS” HO MESSO ALCUNE CANZONI PER BAMBINI


     
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  12. kucy
     
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    image SORRIDI SEMPRE E COMUNQUE...

    http://it.youtube.com/watch?v=R99Z_I-LsWg&feature=related


     
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  13. kucy
     
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    I bambini prestano un ascolto particolare alle parole, per loro rappresentano la musica delle voci umane.
    I bambini, più degli adulti, percepiscono la fisicità delle parole: sono soffici? dure? rotonde? spigolose?
    I bambini possono assaggiare le parole: sono dolci? salate? amare?
    I bambini sentono l’odore delle parole. Le parole divengono gioco, immaginazione,
    divertimento e sviluppano la sensibilità del linguaggio.
    Il linguaggio poetico ha molto a che fare con il bambino
    e con la sua formazione linguistica.

    BORIS NOVAK


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  14. kucy
     
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    image LA TELEVISIONE image

    http://it.youtube.com/watch?v=xUn10yA09vI


    http://it.youtube.com/watch?v=45mCZ4na2vM&feature=related


    http://it.youtube.com/watch?v=A3ACSmZTejQ&feature=related


    http://it.youtube.com/watch?v=2b_Jr3z3LUI&feature=related


    :1218560007.gif:

    Particolarmente significative, inoltre, appaiono le osservazioni nei confronti della scuola e della televisione pubblica: si tratta una critica spietata, talvolta anche volutamente esasperata, ma che porta a galla le profonde contraddizioni della società e della scuola italiana degli anni ’70, contraddizioni e lacerazioni oggi, purtroppo, ancora più evidenti:


    «Neocapitalismo televisivo (1958)
    [….] Quando io scrissi il mio primo romanzo, Ragazzi di vita, la televisione non era ancora entrata in funzione. Dirò di più: molte cose che oggi riempiono la vita dei giovani e dei poveri in generale non c'erano. Non c'erano i flippers, i calcio-balilla, i circoli giallo-rossi o bianco-azzurri che siano, il fumetto o il fotogramma sviluppati e affascinanti come sono oggi, non si era affermato, o almeno non nella misura attuale, quel certo cinema che i produttori destinano al pubblico dei poveri. L'esistenza dei ragazzi di vita era, quindi, dal punto di vista dei divertimenti, squallida e vuota. Oggi invece, la società non offre al giovane lavoro, ma infiniti modi di dimenticare il presente e di non pensare al futuro.

    La televisione è entrata nella vita e nel costume dei giovani. I miei personaggi sono quelli delle borgate romane, sono i sottoproletari che vivono ai margini della città. Dal tempo in cui scrivevo Ragazzi di vita, quando non esisteva la Tv, a oggi si possono notare in loro cambiamenti: un arricchimento del loro modo di parlare anzitutto, del gergo, anche, di parole ed espressioni auliche, o appartenenti comunque a un linguaggio conformistico, usate però, per di più, in funzione palesemente ironica. È questa una forma di primitiva difesa contro l'influenza ideologica della Tv, che gli ambienti meno conformisti tendono a respingere, sottoponendola già a una specie di trasformazione.

    In questo senso, certi strati della popolazione romana, quelli ai quali io i interesso, più ricchi e forti, per così dire, di tradizioni culturali proprie, un proprio costume di vita, di una propria moralità resistono meglio alla funzione livellatrice della Tv e ne respingono d'istinto il palese conformismo. […]

    L'influenza della Tv è visibile in ben altro modo, per esempio, nei piccolo-borghesi e nella gente d'ordine. Qui il conformismo televisivo trova un terreno propizio, e incide quindi, in misura maggiore.

    Per questi ultimi strati sociali, la Tv rappresenta un grande fatto di cultura, naturalmente di quella cultura che la classe egemone fornisce. Mi sembra ridicola e sproporzionata l'indignazione di quegli intellettuali che, pur appartenendo alla classe egemone, rigettano con sprezzo tanta parte della produzione televisiva, la più popolare. In realtà la Tv, lungi dal diffondere (come essi sostengono) nozioni staccate e prive di una visione unitaria della vita e del mondo, è un potente mezzo di diffusione ideologica, e proprio della ideologia consacrata dalla classe egemone.
    […]
    La Tv, a mio parere, mettendo assieme spettacoli di un certo valore artistico e culturale, (la prosa) e altri di assai minore livello, mettendo cioè la parte più povera, culturalmente parlando, a contatto con diversi livelli, per così dire, di cultura, non solo non concorre ad elevare il livello culturale degli strati inferiori, ma determina in loro un senso d'inferiorità, quasi angosciosa. I poveri, cioè, vengono indotti continuamente ad una scelta, che cade, per forza di cose, a vantaggio degli spettacoli improntati a livello inferiore. In questo caso, se mi si consente, la Tv s'inserisce nel fenomeno generale del neocapitalismo. In quanto essa tende ad elevare un po' il grado di conoscenza in coloro che sono a un livello superiore, ma a precipitare ancora più in basso chi si trova a un livello inferiore.

    Da Vie Nuove, XIII, 51, 20 dicembre 1958.
    Intervista rilasciata da Pier Paolo Pasolini
    ad Arturo Gismondi»
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    «Contro la televisione [Inedito, 1966]
    […] Che cosa vuol coprire la televisione? […] Vuol coprire la vergogna di essere l'espressione concreta attraverso cui si manifesta lo Stato piccolo-borghese italiano. Ossia di essere la depositaria di ogni volgarità, e dell'odio per la realtà (mascherando magari qualche suo prodotto con la formula del realismo). Il sacro è perciò completamente bandito. Perché il sacro, esso sì, e soltanto esso, scandalizzerebbe veramente, le varie decine di milioni di piccoli borghesi che tutte le sere si confermano nella propria stupida "idea di sé" davanti al video.
    […]
    La televisione emana da sé qualcosa di spaventoso. Qualcosa di peggio del terrore che doveva dare, in altri secoli, solo l'idea dei tribunali speciali dell'Inquisizione. C'è nel profondo della cosiddetta "Tv" qualcosa di simile appunto allo spirito dell'Inquisizione: una divisione netta, radicale, fatta con l'accetta, tra coloro che possono passare e coloro che non possono passare: può passare solo chi è imbecille, ipocrita, capace di dire frasi e parole che sono puro suono; oppure chi sa tacere - o tacere in ogni momento del suo parlare - oppure tacere al momento opportuno, come fa anche Moravia, quando è intervistato o partecipa per esempio alle "tavole rotonde", vili e pedanti, naturalmente, sempre. Chi non è capace di questi silenzi, non passa. Da simile regola non si deroga. Ed è in questo che - provate a pensarci bene - la televisione compie la discriminazione neocapitalistica tra buoni e cattivi. Qui è la vergogna che essa deve coprire, creando una cortina di falsi "realismi".
    […]
    Io, da telespettatore, […] ho visto sfilare, in quel video dove essi erano ora, un'infinità di personaggi: la corte dei miracoli d'Italia - e si tratta di uomini politici di primo piano, di persone di importanza assolutamente primaria nell'industria e nella cultura; spesso persone di prim'ordine anche oggettivamente. Ebbene, la televisione faceva e fa, di tutti loro, dei buffoni: riassume i loro discorsi facendoli passare per idioti - col loro, sempre tacito beneplacito? - oppure, anziché esprimere le loro idee, legge i loro interminabili telegrammi: non riassunti, evidentemente, ma ugualmente idioti: idioti come ogni espressione ufficiale. Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniera dell'Opinione Pubblica - servilmente servita per ottenerne il totale servilismo - l'intera classe dirigente italiana […].

    […] come viene presentato tutto, uomini, fatti, cose e idee? Tutto viene presentato come dentro un involucro protettore, col distacco ed il tono didascalico con cui si discute di qualcosa già accaduta, da poco, magari, ma accaduta, che l'occhio del saggio - o chi per lui - contempla nella sua rassicurante oggettività, nel meccanismo che, quasi serenamente e senza difficoltà reali, l'ha prodotta. È insomma, sempre, una mente ordinatrice dall'alto, che presentando le informazioni, e riassumendo i messaggi, opera la selezione delle notizie (e dà quindi un quadro diverso dell'Italia). A un livello naturalmente bassissimo (c'è l'alibi della enorme disparità dei destinatari, bambini, gente semplice ecc. ecc.).
    […]
    L'importante è una cosa sola: che non trapeli nulla mai di men che rassicurante. La televisione, della vita pubblica delle vicende politiche e della elaborazione delle idee, deve - e sente rigidamente tale dovere - operare secondo una selettività di scelta e una serie di norme linguistiche, che assicuri innanzi tutto che "tutto va bene", ed è fatto per il bene. Il bene non deve avere difficoltà: ed ecco che infatti il mondo presentato in televisione è senza difficoltà: se difficoltà ci sono state, sono state sempre provvidenzialmente "appianate": se disgraziatamente l'appianamento non è ancora avvenuto (ma avverrà), provvede a dare questo perduto senso di pienezza di lingua informativa orale-scritta dello speaker.
    […]
    La televisione insomma è "paternalista": questo ne può essere dunque lo slogan definitorio. I precetti del padre sono una rigida elencazione di ciò che si può e non si può dire e fare.

    C'è solo una cosa che sfugge alla sorveglianza - in fondo figliale, ossessiva, disperata, meschina, terrorizzata del "padre televisivo" - e non può non sfuggirgli, perché essa è in lui, è la sua stessa realtà: questa cosa è la volgarità. Tutto ciò che appare, dentro il video e prima del video, come preparazione e organizzazione dell'involucro protettivo dell'informazione - è volgare. […]

    Da: Pier Paolo Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società - Saggi sparsi, I Meridiani, Mondadori, 1999 -pp.128-139
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    .«Le mie proposte su scuola e Tv
    […] la "massa" dei giovani ignora il tradizionale conflitto interiore tra bene e male; la sua scelta è l'impietrimento, la fine della pietà; e ciò quasi per partito preso, aprioristicamente: sia che si tratti di delinquenti, sia che si tratti di bravi ragazzi infelici - l'infelicità non è una colpa minore.
    […]
    I giovani sottoproletari romani hanno perduto […] la loro "cultura", cioè il loro modo di essere, di comportarsi, di parlare, di giudicare la realtà: a loro è stato fornito un modello di vita borghese (consumistico): essi sono stati cioè, classicamente, distrutti e borghesizzati. La loro connotazione classica è dunque ora puramente economica e non più anche culturale. La cultura delle classi subalterne non esiste (quasi) più: esiste soltanto l'economia delle classi subalterne.
    […]
    le mie "due modeste proposte" di abolizione [della scuola e della televisione n.d.r.] intendevano chiaramente riferirsi a una abolizione provvisoria. Dicevo, per la precisione: "in attesa di tempi migliori: cioè di un altro sviluppo - ed è questo il nodo della questione".
    […]
    In attesa di una radicale riforma sarebbe meglio abolire (lo so che è utopistico, ma ne sono lo stesso fermamente convinto) sia la scuola d'obbligo che la televisione: perché ogni giorno che passa è fatale sia per gli scolari che per i telespettatori.
    […]
    Soltanto ieri, improvvisando un dibattito con degli insegnanti - in un seminario tenuto a Lecce - delineavo quella che secondo me dovrebbe essere la scuola d'obbligo: e dicevo appunto quasi esattamente le stesse cose di Moravia (aggiungevo, come materia di tale nuova scuola d'obbligo, la scuola guida, con annesso galateo stradale, problemi burocratici di ogni tipo, elementi di urbanistica, ecologia, igiene, sesso, ecc. E soprattutto, aggiungerei, molte letture, molte libere letture liberamente commentate).

    Quanto alla televisione la mia proposta di radicale riforma è questa: bisogna rendere la televisione partitica e cioè, culturalmente, pluralistica. È l'unico modo perché essa perda il suo orrendo valore carismatico, la sua intollerabile ufficialità. Inoltre i partiti - com'è ben noto - si sbranano all'interno della televisione, dietro le quinte, dividendosi (finora abiettamente) il potere televisivo. Si tratterebbe dunque di codificare e di portare alla luce del sole questa situazione di fatto: rendendola così democratica. Ogni Partito dovrebbe avere diritto alle sua trasmissioni. In modo che ogni spettatore sarebbe chiamato a scegliere e a criticare, cioè a essere coautore, anziché essere un tapino che vede e ascolta, tanto più represso quanto adulato. Ogni Partito dovrebbe avere il diritto, per esempio, al suo telegiornale; perché il telespettatore possa scegliere le notizie, o confrontarle con le altre, cessando dunque di subirle. Inoltre direi che ogni Partito dovrebbe gestire anche gli altri programmi (magari proporzionalmente alla sua rappresentanza al Parlamento). Nascerebbe una stupenda concorrenza, e il livello (anche quello spettacolare) dei programmi, salirebbe di colpo. Voilà.


    Dal Corriere della Sera, 29 ottobre 1975; ora in
    Pier Paolo Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società - Lettere luterane, I Meridiani, Mondadori, 1999 -pp. 693-699 »


    DA http://www.pasolini.net/contrib_roccocafagna_riflessioni.htm

    Edited by kucy - 25/1/2009, 15:53
     
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  15. kucy
     
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    image LE 3P DELL'INSEGNANTE


    POTENZA
    E’ data dalla contemporanea presenza e sinergia dei suoi stati dell’io: adulto, genitore e bambino. Quindi potenza-capacità e non potenza-dominio.
    Lo stato dell’io bambino (libero e spontaneo), è quello in presa diretta con le sue sensazioni, emozioni e desideri, voglia di ridere, di divertirsi e giocare.
    Lo stato dell’io genitore (genitore affettivo) è presente ogni volta che incitiamo e valorizziamo.
    Lo stato dell’io adulto dovrebbe fare da sfondo a tutto il nostro operare ed è il responsabile della cornice generale.


    PERMESSI
    Sono il contrario dei doveri, dei divieti, e degli obblighi. I permessi sciolgono i doveri, obblighi e divieti. I permessi aprono la porta al libero volere, alla libera autodeterminazione, alla scelta personale ed autentica.
    I permessi, creando un contesto di opportunità e di libertà, rendono possibile la volontà e la responsabilità!
    I permessi sono un nostro diritto e, come tutti i diritti, vanno però esercitati!
    Ma quali permessi?
    PERMESSO DI ESSERE SE STESSI, DI ACCETTARSI COSI’ COME SI E’
    PERMESSO DI VALORIZZARE OGNI PROPRIA PARTE,
    PERMESSO DI STIMARSI COME PERSONA, INCONDIZIONATAMENTE
    Alcune osservazioni:
    > I permessi vengono tramandati di generazione in generazione: i genitori non possono dare in modo congruo ed autentico (quindi efficace) ai figli permessi che loro stessi non hanno.
    > Lo stesso vale nella conduzione di un gruppo o nel rapporto individuale: un educatore (formatore, terapeuta, insegnante, catechista, ecc.) non può dare permessi che lui stesso non ha.
    > L’energia che circola in un gruppo è direttamente legata agli stati dell’io e ai permessi da essi ricevuti!


    PROTEZIONE
    E’ l’insieme degli elementi del contesto che garantiscono la sicurezza di non essere aggrediti, invasi, rifiutati, squalificati. E’ anche attraverso la protezione che si manifesta l’accoglienza, il rispetto, la stima incondizionata della persona.
     
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52 replies since 26/3/2008, 12:19   4264 views
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